martedì 21 dicembre 2010

"NINNA-NANNE"


"NINNA-NANNE"

di Cesare De Titta


Fa scì la lune e ‘ffa cuprì lu sole,

famm’addurmì, Madonne, stu fijole:

falle mette ‘nghe ‘llangele ‘ngammine

pe’ ‘lluorte de lu ciele e li ciardine.

Bella Madonne, po’ gna l’aresvije,

fajje ride dù stelle tra li cije.

Nu vèle d’ore se spanne,

è tutte fiure lu monne....

Ninna-nanne!

Pace e sonne!

"LA CAMPAGNOLE!"

"LA CAMPAGNOLE!"

(Versi di Luigi Dommarco, Musica di Guido Albanese)

Bella che vivi ‘m mèzz’ a la campagne,

senza malizie e senza pretinzione,

stu core ti vulesse pe cumpagne,

stu cor’amante di simplicità.

O campagnole,

ti vuojje bbene

ca mi ‘spiri simpatije:

i’ pe tte vuojje scurdè

l’amice, li pariente e la città.

Bella che canti e rridi ‘m bacc-i-a ssole

e che soltante l’aria t’à vascète,

nghe lu pinziere a tte i’ siempre vole

e siempr’ accant’ a tte vulesse stà.

O campagnole,

ti vuojje bbene

ca mi ‘spiri simpatije:

i’ pe tte vuojje scurdè

l’amice, li pariente e la città.

O bella che pazzijj nghe le rose

e de le rose puorti lu prufume,

tu sciè lu fiore vive cchiù ‘ddurose

che nen chinosce ancore ufanità.

O campagnole,

ti vuojje bbene

ca mi ‘spiri simpatije:

i’ pe tte vuojje scurdè

l’amice, li pariente e la città.

lunedì 20 dicembre 2010

La vita vista da lontano.

Come ben sanno i quattro amici che mi conoscono io vivo dal 7 aprile 2009 sulle rive del lago di Castel Gandolfo, nascosto paesino sul Lago di Albano e rinomata plaga di olmi e di castagni mèta delle vacanze estive dei Papi. In questo esilio dorato nel quale vivo in una condizione di sospensione e di Aspettando Godot si ha l’impressione che il mondo e le sue voci siano sommersi sotto la sua superficie acquorea, dove sicuramente c’è vita – papi assatanati di sesso e suorine che spengevano gli ardori con il laudano e con la melassa, mariti cornuti e vendicatori, barcaroli ubriachi e qualche ragazzo imprudente, ma noi vediamo soltanto uno specchio d’acqua sul quale scivolano indifferenti le omelie. L’impressione che si ha del mondo è quella di lontananza, di tempo lungo che senza patèmi fa dire “ma che cce frega>” come ai tempi della Roma papalina, senza che a nessuno Cesare Pascarella faccia sorgere il dubbio che “se stamo ne ‘a trattoria, stamo puro ne ‘a storia”.

Dialogando con i gatti uno di essi mi ha fatto ragionare su due cose.

1. Il caso Monicelli. Ma vi pare che se uno dopo essere vissuto per 95 anni come ha sempre voluto e deciso lui, scoprendo di avere un cancro che lo condannerà a una sicura e inutile sofferenza prima di morire non è libero di anticipare la data e dovrebbe chiedere il permesso alle associazioni di Casini, a Bagnasco e a Bertone senza che i portavoce da Capezzone a Buonaiuti e a Quaglieriello rimediassero uno straccio di intervistina per ribadire che hanno tanta voglia di governare l’Italia che per farlo non si metterebbero mai contro il papa e i Cardinali. D’altronde perchè gi fanno aprire un’Università ogni quindici giorni con i soldi destinati all’università pubblica e all’Università dell’Aquila? I Prolife, che già volevano andare da Saviano come se un intellettuale che fa una trasmissione non avesse anche il diritto di fare scelte di campo e di essere parziale, se volete, ma senza un libro che lo paga o qualcuno che gli passa le veline. Visto che oltretutto una condanna de l’è già beccata da un tribunale che finora non ha fatto sconti a nessuno.

La verità è che i Prolife, che non raccolgono su di sé molta attenzione, volevano approfittare della straordinaria audience che hanno avuto Saviano e Fazio. Insomma volevano farsi vedere, come le ragazze di Avetrana, dimenticando che loro non sono parrucchiere e qualcosa avrebbero dovuto pur dirci sul perchè a Welby fu negato il funerale religioso e i preti invece tengono seppellito in chiesa il corpo del Capo della Banda della Magliana De Pedis.

Ma sotto questa superficie c’è un quesito che viene da porsi. Perché chi crede di essere giunto a un punto di non ritorno non è libero di scegliere di porre fine alle sofferenze e al senso di inutilità che esse producono; e dev’esserci chi nonostante tutto deve bere l’amaro calice del dolore usque ad fundum in assenza totale di pietas e di residuo di ragionevolezza?

In sostanza l’ideologia si esprime in logiche retrive secondo le quali uomini come Croce, Habermas, Heidegger non sarebbero mai esistiti. Viene negato il libero arbitrio, viene imposto l’obbligo di vivere per avere un pubblico al quale regalare una dentiera e credano negli spot televisivi di chi avrebbe ben altro da pensare. Questi colpi d’ala del mondo laico fanno tanto tanto bene, poi, ai preti i quali hanno bisogno di sentirsi vittime perseguitate e desiderose di sacrificare a Gesù Cristo un po’ di sangue che non è del loro. Lo fa bene il Segretario di Stato Bertone, definito da Assanges un mediocre vescovo di campagna che non parla l’inglese e non sa usare un i - Pad: quel che ci vuole per reincarnare un moderno don Peppone e, talvolta, il don Camillo a casa di don Rodrigo.

State assistendo a dei film di Monicelli a tarda notte (perché prima c’è Bruno Vespa)? No. Perché non è morto secondo i canoni di Santa Romana Chiesa.

I miei gatti, che la vita non la vedono da lontano, sono incazzati.

E poi Saviano. Rende un pessimo servigio all’Italia dicendo all’estero che la mafia esiste mentre non è vero, è un’invenzione dei comunisti, alcuni dei quali hanno perso il fratello ucciso con la calce viva, come il professore ed ex ministro Tullio De Mauro. Saviano dice cose che tutti sanno – già, e allora perché lo vogliono morto? -; Saviano è venduto alla Sinistra, è un impostore, un imbroglione, uno che non porta mai la cravatta e presto, vedrai, diranno pure che tira di canna ed è frocio. Meglio bel maskione come Berluska insieme a Bossi che “ce l’ho dduro” (il sigaro, forse). Tutti, però, son voluti andare in trasmissione a leggere l’elenco, Maroni avrebbe quasi dato il Ministero per andare a legittimarsi in una trasmissione che fa molto ma molto più ascolto e share delle altre trasmissioni, comprese quelle di Mediaset e di Bruno Vespa. Vanitas vanitatum? Forse anche, ma bisognava accorrere a spegnere quel pericoloso spruzzo anti-omologante che aveva l’ardire di voler pensare e di voler far pensare.

Il gatto nero Frescobaldo, a questo punto, è incazzatissimo ed è voluto uscire nella terrazza sul lago.

Per rabbonirlo ho dovuto dirgli che in fondo è andata bene perché è stato rispettato il sacrosanto diritto di incazzarsi e di indignarsi, e quello di gridare la propria appartenenza a una parte. Perché Saviano, Fazio, Santoro, Floris non possono essere di sinistra mentre Bruno Vespa, da sempre impiegato nelle redazioni di chi comanda, può essere governativo e fascista? Qui in Italia c’è stata sempre – facile profeta Flaiano – la solidarietà col vincitore sorretta dalla convinzione che chi sta su ha ragione, ed è stata sempre una convinzione diffusa. Al liceo Classico dell’Aquila c’era una professoressa di Scienze dal Preside ritenuta “la migliore professoressa di Scienze d’Abruzzo” (e sti c…) la quale mandava avanti i figli dei professionisti che dovevano progettare gli aeroplani e stoppava i figli dei poveracci che sarebbero andati a insegnare scienze naturali come lei: se le quattro cose che insegni non ti danno potere che le insegni a fare?

Oggi monta una protesta di giovani disperati, che dopo aver preso la laurea a lavorare nei call centers non ci vogliono andare, di ricercatori che non vogliono fare come quella professoressa di scienze, e si sono stufati della melassa televisiva granfratellista, e che in un certo senso ci stano dicendo “datevi una mossa”, e invece di capire quel che c’è di buono in questa protesta si ammannisce loro la moraluccia dei delinquenti che demoliscono le istituzioni repubblicane gente come se ce l’avessero messo loro dentro le istituzioni gente che ha per cognome Mussolini,il Trota, la Polidori (alla quale Maroni,noncurante che la Polizia non ha la benzina per fare i servizi di givilanza)ha dato la scorta, Scilipoti.

Avevo fatto tanto per calmarlo ma quando ha sentito che il Trota guadagna 10.000 euro al mese Frescobaldo s’è incazzato un’altra volta e ha detto pure che siamo una manica di stronzi.

Il resto alla prossima puntata. Per ora, un attimo di silenzio in memoria di Padoa Schioppa, quello dei bamboccioni.