Tremule si fanno le lampade
nell’ora della prima sera
quando sfumano vapori
dalla montagna verso valle
e gli ultimi tasti del pianoforte
dal cuore rovesciano residuo respiro
sulla piazze nascoste e semibuie
una liturgia si chiude senza officianti
ognuno sfuma i canti e infila l’uscita
ite missa est
e nell’ultimo lucore si confonde
l’infinito con l’indefinito.
Tremule si fanno le lampade
e nessun fumo d’incenso le adorna
passa passa piccola incerta luce
incerta e rapida come la giovinezza
e dura a morire come un amore tardivo.
Non si rassegna ad invecchiare questo cuore
e grida forte il tuo nome
distante da questo balcone
come il mar dei Sargassi con le sue vele
come un asteroide nel pulviscolo di luna
così distante da non poter essere trattenuta
dalla mia scrittura perché la scrittura
scorre e non trattiene, e tu sei da vivere
e non da scrivere. Scorre la scrittura,
come il sangue, come il passato, come il niente.
La scrittura di questa penna esausta scorre
verso un epilogo saputo ma senza aggettivi
con discordanze e anacoluti si conclude
messa quotidiana senza solennità
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