Sulla sponda del lago si sfioccano fazzoletti di nebbia e le case di Rocca di Papa rovesciate nell’acqua stanno come un presepe capovolto, e io col fumo del sigaro mi proietto verso di esse, nei misteri grandi e piccoli che vi sono racchiusi.
Penso alla guerra-non guerra, agli aerei che si levano in volo ma non sparano un colpo, alle parole pietose nei confronti di dittatori sanguinari, all’Italia che dice di essersi desta ma non è mai stata come adesso imbambolata in un sonno pesante come quello della sbronza. Penso ai soldi che si spendono per questo, ai giovani disperati nella ricerca di un lavoro, alla povertà che dilaga nell’assoluta indifferenza di chi governa, e a un governo di maneggioni, di cricche e di puttane. Come faremo noi che abbiamo insegnato alle nostre figlie che quello del meretricio non è un bel mestiere? Per di più, non abbiamo neanche insegnato ai nostri figli maschi che se fossero stati froci avrebbero avuto più diritti da accampare! Non ho capito niente della vita, neanche che – come dice un mio illustre Collega – la dittatura della merda dura, almeno in Italia. All’estero ciò che si basa sul vuoto non dura, ma in Italia dura e come. Cominciò con l’immagine di un bambino paffutello, come quello della rèclame del talco Roberts, sulle fiancate dei bus che diceva “Fozza Itajia” e siamo qui, a celebrare i fasti di Ruby Rubacuori. Bei tempi devono essere stati quelli di Messalina!
Il gatto Frescobaldo mi dice che noi sappiamo solo lamentarci dopo aver fatto le più grosse fesserie: mi guarda col muso appuntito e mi dice “Noi B. non lo abbiamo votato”. Beccati questa. Pure i gatti, mò. Quando mi portano la scheda elettorale glie la metto nella lettiera, e dove cade lo stronzo lì voto. Saprà votare meglio di me? Non c’è dubbio. Comincia pure a sfottermi e a darmi lezioni di vita, questo peloso filosofo e sfaticato che quando c’è il telegiornale si gira di culo. Fortuna che adesso c’è la sua coda e quella di Bimba a indicarmi la direzione nella vita, e c’è da dire che non hanno mai sbagliato.
Che brutta cosa vedersi invecchiare e sentirsi ormai provvisorio, sentire il nuovo mondo che avanza e che non è per te. Tutto quello che adesso si sta preparando non è per te. Pensavo che forse è ora di cambiare la macchina. Sto guardando le macchine nuove e credo che forse non le so guidare. Innanzitutto sono esteticamente orribili, tutte uguali, specie le medio-piccole che, con la versione cosiddetta “kinetic” si somigliano tutte, le riconosci solo
per il marchio di fabbrica. Poi, ti guardano come un marziano se chiedi il cambio tradizionale e non quello automatico. Io mi abituai con la Cinquecento, non sincronizzata, a fare la doppietta, ed era una goduria rilanciare il motore in una curva terza-seconda. Senza usare il cambio mi addormenterei al volante. E le componenti, i comandi, l’elettronica che se rimani in panne devi chiamare non il meccanico ma l’impiegato della Concessionaria che col computer resetta la macchina. E il legame sempre più stretto col telefonino: col cellulare puoi aprire, chiudere, mettere in funzione il satellitare e un’infinità di altre cose. Pensa che hanno perfino inventato una card con la quale puoi trasmettere il numero di targa all’albergo, prenotare, mettere in moto la macchina, aprire la porta della stanza d’albergo, prenotare servizi e saldare il conto. Io non sono diventato – per fortuna – un homunculus con gli arti rattrappiti e la testa enorme; di enorme ho solo la pancia, gli arti normali anche se le gambe sono dolenti per l’artrosi e mi piace mettere in moto, lanciare il motore e scalare le marce, bestemmiare, fare le corna…..
Dove mi oriento in questo mondo così? Ridiventerò pedone per forza?
Mah, forse non è una disgrazia. Andiamo a dormire, ch’è tardi, Frescobà!
Ma lui fa “mauuu” perché vuole uscire: vuol dire che lui è un gatto per bene e la notte gli piace andare a guardare la luna e a caccia di sorci.